Wine Cocktail: eresia o la giusta ricompensa?
Da sommelier siamo stati abituati a nobilitare il vino in ogni sua forma e anche se in gioventù siamo passati un po’ tutti per i “paccatelli”, acqua e vino nelle nostre Marche, oggi rivolgiamo sguardi di compatimento verso chiunque tenti di mistificare il lavoro del vignaiolo. E’ vero che nella nostra crescita da sommelier è passato lo Spritz a tentarci, tanto era presente nei banconi degli aperitivi, abbiamo sempre cercato di starne alla larga, come per il vino rosso ed il pesce (anche se un giorno ci ricrederemo su entrambi). Mossi dalla curiosità ci siamo ricordati del viaggio in Spagna dove ad ogni angolo veniva servito il Tinto de Verano che altro non è se non una miscela in parti uguali di vino rosso e gazzosa. E ancora, come dimenticare la Sangria che per tutta l’estate impazza nei trenini estivi al suono di disco samba… Ridendo e scherzando ci siamo resi conto che il grande pubblico da sempre ha amato il vino nella propria bevanda spiritosa. Se sbirciamo il passato già i romani usavano mescolare il vino, chiamato conciato, per migliorarne la beva e nel medioevo i greci con i vini Ippocratici, addizionati di erbe e spezie. Certo parliamo di vini che un aiuto lo chiedevano, spesso venivano dolcificati e addizionati solo per renderli più gradevoli. Oggi non ce ne sarebbe bisogno ma perchè rifiutare uno degli ottimi Sparkling (categoria cocktail) italiani, apprezzati nel mondo: primo tra tutti il Bellini composto da spumante e purea di pesca poi il Puccini con succo di mandarino e spumante e per finire il Rossini dove si usano fragole miscelate allo spumante. Non dimentichiamoci del vermouth, principe della cultura italiana e dei cocktail, miscela a base di vino più spezie, erbe e l’immancabile artemisia. Una curiosità: sapevate che anche il vermouth rosso è fatto con vino bianco? Con l’ingresso della stagione estiva la voglia di frutta fresca cresce e quindi perché non lasciarsi tentare da un classico come la Caipiriña ma rivisitata con aggiunta di vino rosso e frutta fresca? Qualche anno fa una nota azienda della Valpolicella in cerca di nuova vita commerciale per il suo Recioto, creò il Reciojito. Molto criticato dai colleghi ma ebbe sicuramente una scia di seguaci che anche oggi cercano in ogni modo di creare e reinventare. E non è questa la bravura, se non la prerogativa, del bartender? Scegliere dei grandi ingredienti e miscelarli a dovere enfatizzando ogni singolo elemento. La stessa cosa accade in cucina e se siamo ben predisposti di fronte ad un brasato al Barolo e anzi urliamo allo scandalo se il vino scelto non è di ottima qualità perché non possiamo lasciare alla creatività dei bartender la possibilità di giocare con il vino e tirarne fuori le migliori caratteristiche? E il vostro scrittore sommelier che ne pensa? All’interno del mio locale abbiamo sperimentato e ci siamo divertiti anche con la miscelazione a base vino e il cocktail che ricordo con più piacere è il Moscow Müller: vodka, ginger ale, lime, zenzero e ovviamente il Müller Thurgau. Il drink nasce nel periodo di esplosione del Moscow Mule e in enoteca non potevamo che giocare con i nomi e aggiungere il famoso vino! Quindi largo alle novità e alla sperimentazione perché già la vita ci mette dei paletti di suo, se dobbiamo limitare la libertà personale anche nelle piccole cose diventa tutto troppo difficile… e forse anche un po’ noioso.
Verdicchio Green Apple di Massimo Guerri, sommelier e bartender “Zoppi” Jesi (An)
15ml succo di Lime, 10ml zucchero liquido, 30ml vodka, 25ml liquore mela verde, 70ml spumante verdicchio brut. Shakerare i primi 4 ingredienti, filtrare, versare nella flute e completare con lo spumante. A decorazione fettina di mela, e foglioline di menta.
Xyris Negroni di Chiara Lapi bartender “Vagamondo Gineria” di Jesi (An)
1 parte di Bitter Campari, 1 parte di Gin, 1 parte di Marotti Campi Xyris (mosto di uve di Lacrima di Morro d’Alba parzialmente fermentato), guarnito con scorza di limone.